Al Fadhil ha iniziato la sua pratica artistica nei primi anni ottanta, dopo gli studi all'Accademia di Belle Arti di Firenze e prima ancora a Baghdad. Dagli anni Novanta ha sviluppato una ricerca creativa attorno a tematiche sociali, relazionali, con un uso di mezzi espressivi diversificato, libero e aperto. Generalmente i suoi lavori sono occasioni per riflettere sulle distanze che ci separano e sulle occasioni che ci uniscono, sulle dinamiche dei rapporti interpersonali e comunitari, sulla migrazione, sul lavoro, ma anche poetiche indicazioni a rivedere il nostro rapporto con gli elementi naturali. 


Olinsky è nato nella seconda parte dell’ottocento... La sua ossessione? L’arte dei maestri. Con ammirazione inizia a contaminare l'opera dei maestri con la presenta di Topolino. Dipinge storie di topolini ambientati in bellissimi e morbidi paesaggi e si trova a suo agio in ogni epoca. IL gioco di realtà e finzione fa assumere ai sui soggetti una forte carica ironica. Oggi conosciamo il suo lavoro attraverso l’operatività critico-autoriflessiva di Paolo Sandano, depositario dell’oggetto sociologico Olinsky, suo attento biografo e instancabile divulgatore della sua opera , oltre che pittore lui stesso. 

 


Lo spazio della scultura è esplorato da Loris Cecchini – uno degli artisti della sua generazione più conosciuti a livello internazionale – attraverso installazioni ambientali e micro-sculture e da qualche anno da grandi costruzioni di elementi modulari molecolari ripetuti. Il suo spazio è abitato e attraversato dall'immaginario scientifico e dall'interesse per le forme organiche della natura che sono fonte di proficua ispirazione, poi rielaborate e reinterpretate rimanendo in bilico tra una realtà sempre sfuggente e una rappresentazione mai fine a se stessa.  


La scultura di Valdi Spagnulo è una riflessione plastica attorno al senso della leggerezza e del disegno che diventa spazio, che è spazio. Questo con strutture metalliche piegate e reinventate, elementi luminosi e trasparenze di plexiglass colorati, ferro e acciaio, e il tempo che passa, che trasforma le cose, le cambia e fa sentire la materia viva presenza, attiva forma poetica. 


Le parole dei libri, una infinita collezione di oggetti come eco e memoria, lo sguardo incantato della poesia. Elena El Asmar lavora attorno al senso e al carattere distintivo del segno come ritualità, alla sua germinazione e alla gestione meditata della superficie. Quindi trama e traccia, ordine e improvvisazione come indirizzi di lavoro che animano profondamente la sua ricerca pittorica.

 


Anatomie di corpi intrecciati, sovrapposti, trasparenti. Contorsioni, scivolamenti e forme cariche di mistero e fascinazione. La pittura di Constantin Migliorini esplora il senso plastico del corpo umano e le sue potenzialità nel farsi immagine, con figure fluide in bilico tra l'inafferrabile dell'inconscio e la crudezza di una matericità pregnante e tattile, evidenziata ad esempio da elementi di tela grezza che alterano e spezzano i corpi. E poi, qualche autoritratto...


Eva Reguzzoni ha concentrato la propria ricerca artistica intorno alle problematiche della vita interiore e al racconto della natura umana attraverso i suoi manufatti e alle implicazioni manipolatorie della materia, in particolare la ceramica, ma anche la stoffa; materia che è reperto e testimonianza di ricordi perduti e manifestazione di un diario inconscio e emozionale sempre in fieri. 


Le possibilità dello sbaglio, il senso del dubbio, l'incompleto. l lavoro di Gianluca Codeghini è improntato alla sottigliezza e alla perlustrazione dei momenti più liminari del quotidiano, alla sottrazione e all'incertezza. Attraverso l'uso meditato delle cose e dei suoni, ci fa avvicinare all'essenza della realtà legata ai piccoli gesti... come aver ascoltato il non detto per colpa di un dito in bocca.  


L'opera di Renata Boero nasce ed è animata dalla dialettica tra una manualità meditata e una processualità attenta agli elementi naturali, e il disegno rivelato dall'incontro tra colori inaspettati (derivati da erbe, radici e pigmenti) e la superficie di particolari carte, con lo spirito del tempo, che si fa memoria, sedimento, registro di un diario intimo e personale sempre aperto. 


Segnare una superficie e renderla dinamica, sentirla come una materia sensibile, costruire trame e intrecci, mettere in pratica una dialettica tra ordine e organicità, predisporre contrasti e equilibri di colore e luce, inventare naturalismi artificiali con la forza della sintesi formale e della leggerezza del segno, è il percorso con cui Franco Marrocco esplora le possibilità della pittura. Opere come forme colorate e l'irradiazione del colore, sempre connesso con uno stato psichico, come un suono, uno stato d'animo.


Tutto inizia con la creazione di un museo di storia innaturale, concepito nel 1990 e in continuo accrescimento, sviluppato con un percorso a sale, ciascuna dedicata a diversi campi di indagine scientifica. Dario Ghibaudo reinventa il mondo che conosciamo con materiali artificiali, anzi ne aggiunge uno nuovo, modificato dall'uomo, dall'artista-demiurgo, artefice di mondi anomali e straordinari, ibridi, fuori dal comune, per una lettura della realtà o dell'irrealtà ludica e ironica. 


L'identità dei luoghi, le dinamiche relazionali, il dialogo, l'ambiguità della rappresentazione, intrecciate con gli interessi per l'antropologia culturale e l'architettura del paesaggio e la geografia, informano la ricerca e l'opera di Barbara De Ponti, attivata come pratica progettuale, analitica e linguistica per costruire narrazioni, racconti individuali e collettivi, memorie.


L'opera di Giovanni Oberti porta il significato al limite del senso e mette sotto scacco le certezze del reale. Si muove ai bordi del visibile a volte tangendo l'invisibile, con spostamenti minimi in cui la riflessione sul senso della rappresentazione è indicativo di uno sguardo attento e indagatore, giusto per vedere in modo diverso le cose che facciamo. 


La forza del segno e del colore, una scrittura primigenia, pittogrammi, gesti istintivi come vortici sempre in moto, definiscono formalmente concetti come contorno, linea, superficie, organicità, dinamicità. Come forze elementari naturali riecheggiano nell'opera di Giorgio Vicentini, cariche di sensualità, sinuosità e sensibilità. 


Il mondo per Loredana Longo sembra fatto apposta per metterlo sottosopra. Le cose sono modificate con metodo e decisione e il risultato presenta le tracce di quel processo. Come forme di energia, parole e testi sottolineano altri aspetti del suo comporre, che sempre meditato e profondo, racconta i processi metabolici del fare e le dinamiche contrapposte tra apparenza ed essenza.


Maria Morganti unisce la dimensione temporale del vissuto quotidiano alla cura per il colore e le superfici colorate. La  sua tavolozza non è quella della scienza o del pantone, non è quella del colore codificato perché attinge allo stato più profondo del sua presenza. È un colore che oltrepassa la luce e diventa materia, che fa superficie e diventa spazio. È il colore dipinto, trovato con dedizione in ogni giorno di lavoro, un colore che si vede e si sente anche quando è difficile dire il suo nome.


I processi di costruzione, l'organicità e il senso del plastico, il materiale come attivatore di sensazioni emotive, il problema della forma della materia, muovono l'interesse e sviluppano l'estetica scultorea di Magaraggia, che ci guida all'interno della sua opera in un percorso dialettico tra ordine e disordine, progetto e intuizione. 


Joykix è un contenitore ed esploratore di esperienze; arte, musica, scenografia, grafica, un multiuniverso mediale combinato per moduli che si intrecciano continuamente, come le sue opere composte a partire da progetti precisi e coordinati, ma aperte alle intuizioni dinamiche di collaborazioni esterne per una ricerca di possibili equilibri, laboratori condivisi. Sullo sfondo di tutto questo, una libertà anarchica necessaria e salvifica.


L’opera di Carlo Dell’Acqua è caratterizzata da interessi antropologici e da un'attenzione apotropaica per la decostruzione, praticata come un rituale a fasi: demolizione, ricostruzione e ricreazione.  L'opera svela un arcano misticismo legato al fare e al disfare, al produrre come dimensione propriamente umana e alla contaminazione tra naturale e artificiale.

 


Disegna volti utilizzando sempre la stessa mina e fogli di formato 32X23. Sergio Breviario indaga con il senso della misura, mai mezze misure, l'identità del corpo e le sue dimensioni in scala 1:1 per rimanere sempre in sintonia, in simpatia direbbe lui, con la realtà. Il suo studio è un ambiente che sarebbe piaciuto molto ad Antonioni e andarlo a trovare è un'esperienza cinematografica.


L'opera di Cesare Biratoni è una favolosa raccolta di frammenti e ritagli di immagini, fotografie e disegni trasformati in pittura, disegni, collage, composizioni tenute insieme da segni e macchie di colore velocissimo, un crogiolo maniacale dove forma e contenuto fanno a gara per mostrarsi: un lavoro che parte dall'idea dell’archivio visto come deposito della memoria collettiva e personale da cui attingere per intrecciare continuamente nuove storie.


Luca Pancrazzi opera con diverse attitudini e attenzioni: la ricerca pittorica in particolare è accompagnata da opere di scultura e fotografia, in una apertura costante delle possibilità espressive, con cicli di lavori che indagano il rapporto tra l'io e il paesaggio, con immagini di luoghi veri e inventati, ricollocati, periferie evocate, tunnel evanescenti, collocati in una temporalità sempre sospesa in un "nonluogo" primigenio.


Un maestro degli incastri e del frammento combinato. L'opera di Giuseppe Buffoli non rispetta le logiche lineari e le comode relazioni, si apre invece a movimenti inaspettati e inusuali attraverso la combinazione di forme e formule come la gravità, l'equilibrio, l'attesa, per dare sviluppo a narrazioni di esistenze possibili.


I temi del confronto e della negoziazione sono le radici del lavoro dialogante di Ermanno Cristini, sviluppato con molteplici attività collaborative, che vanno dalle esperienze espositive di Roaming a Dialogos, da Walking the Horizon a Risse, da Prière de Toucher a Chiralità... e così via.

 


Per Giovanni Frangi il punto di partenza dell'opera è il dato di realtà. Da qui parte per risvegliare lo sguardo sul reale attraverso la forza dirompente e organica della pittura, per rimettere in gioco e reinventare l'idea stessa della rappresentazione, una prospettiva rimessa in gioco e rinnovata in ogni quadro. 


Marion Baruch si è dedicata nel tempo all’arte relazionale, con grandi interesse per il sociale e per operazioni dedicate al sostegno e alla valorizzazione delle libertà individuali. Lavora con gli scarti di stoffa dei modelli destinati all’alta moda e al prêt-a-porter, tessuti scelti per realizzare opere la cui composizione e installazione nello spazio ci parla di leggerezza, linea, spazio negativo, casualità e lavoro.


Dalle Turbine ai cd, dalle Alghe ai Libri tranciati, l'artista rimette in gioco le cose per sondarne funzioni e valori.  Rielabora e manipola materiali d'uso comune come la carta, i poster, i libri, ma anche cartoline, fotocopie, polistirolo e stoffe, per realizzare opere dinamiche che esplorano la realtà quotidiana per variare il punto di vista con cui la conosciamo. È Stefano Arienti, uno degli artisti italiani più importanti della sua generazione.


L'artista Pietro Pirelli è compositore, percussionista, esploratore del suono, inventore di strumenti. Costruisce postazioni sonore che sconfinano con la scultura e realizza opere visive che hanno origine dalle onde sonore.


Giancarlo Norese è stato uno dei fondatori del Progetto Oreste. La sua ricerca artistica si è spesso realizzata in opere che indagano i temi della fragilità e dell'accoglienza, gli spazi interstiziali, le contraddizioni del paesaggio, la bellezza autogenerata dal caso.

Sostiene un'arte partecipata e condivisa, aperta a pratiche collaborative e azioni pubbliche.



Elisa Vladilo sviluppa la sua ricerca attorno alla forza del colore con interventi negli spazi pubblici e con opere su tela, unendo spirito ludico e semplicità, energia del colore e giochi di forme. 



Frammenti, contorno, recupero della forma, composizione, tattilità, ombra, vuoto, confronto con la parete, lavoro sulla percezione del tempo, un tempo lento, intrecciato alla struttura ortogonale e alla geometria, e lo spazio, statico, ma ravvivato continuamente dalle varianti. Sono i modi, gli interessi e le dinamiche operative di Alessandro Traina.


Microcollection è un archivio e un museo microscopico in cui intento è quello di trasformare l'effimero valore di piccolissimi frammenti di opere d'arte, in evocativi sistemi che uniscono storia dell'arte e creatività, invisibile e immaginazione.